ISPI – Istituto per gli Studi di Politica Internazionale
Con il caucus in Iowa, le primarie democratiche per scegliere lo sfidante a Donald Trump nelle presidenziali USA del prossimo 3 novembre, entrano nel vivo. Ma chi sono i concorrenti in lizza e come funziona il processo che porterà alla nomination?
Una volta ogni quattro anni, gli occhi dell’America si rivolgono verso l’Iowa, un piccolo stato del mid-west di appena 3 milioni di abitanti, circa l’1% dell’intera popolazione americana. È uno degli stati dove meno si riflette il melting-pot americano, con quasi il 90% della popolazione bianca e contadina, e assegna appena 41 delegati su 3.979. Eppure è estremamente significativo dal punto di vista elettorale. Perché è qui che nel 1972 il Partito Democratico istituì le primarie e da allora è sempre il primo ad andare al voto. E se sul nome di colui (o colei) che sfiderà Trump pesano ancora numerose incognite, su una cosa sembrano tutti d’accordo: chiunque vinca, avrà un grande vantaggio iniziale. Le prime vittorie fanno da volano e sono fondamentali per attrarre finanziamenti e dare slancio alle campagne. E con altri 49 stati pronti a dire la loro, non conta solo piazzarsi bene alle prime tappe, ma riuscire a tenere il ritmo fino al traguardo.
Come funzionano le primarie?
Dopo mesi di campagna, dibattiti e ritiri eccellenti, la corsa alle primarie entra nel vivo con 12 candidati a contendersi la nomination. Di questi, quattro sono in testa a tutti i sondaggi: Joe Biden, Bernie Sanders, Elisabeth Warren e Pete Buttigieg. Si inizia il 3 febbraio con i caucus dell’Iowa e si finirà tra il 13 e il 16 luglio. In questi sei mesi gli aspiranti candidati gireranno l’America, i capofila esporranno programmi e idee, mentre i meno noti avranno la possibilità di farsi conoscere dalla stampa e dal grande pubblico. Non si tratta di un’elezione diretta, nel senso che gli elettori non votano direttamente un candidato, ma dei delegati che, durante la Democratic National Convention a Milwakee, sceglieranno il candidato che sfiderà Donald Trump. Ogni stato vota con le sue regole e in date diverse. La più importante è indubbiamente il Supertuesday, il prossimo 3 marzo, quando 15 stati voteranno in contemporanea.
Cosa sono i caucus?
I caucus si tengono nelle chiese, nelle scuole, nelle palestre e persino nelle case private. Si tratta di riunioni apparentemente informali, ma con regole precise: i rappresentanti di ciascun candidato si sistemano in un angolo della sala invitando i partecipanti a unirsi al loro gruppo. Il voto avviene in due turni, i sostenitori del candidato che non raggiunge il 15% delle preferenze hanno la possibilità di riallinearsi e scegliere un altro candidato. È solo al termine del secondo voto che vengono assegnati i delegati che saranno inviati alla convention di contea, dove ha luogo un identico procedimento, poi ripetuto alle convention distrettuali e a quelle statali, dove sono selezionati i delegati per la convention nazionale. L’Iowa ne assegna 41 sui 3.979 complessivi. il candidato con più delegati per la convention democratica nazionale è il vincitore dei caucus
Uno o due vincitori?
Secondo nuove regole introdotte quest’anno, il Partito Democratico dovra comunicare diversi risultati: prima, i voti totali del primo turno di votazioni ai caucus, quando tutti si presentano; poi i voti totali finali dopo il “riallineamento”, e quindi la stima del totale dei delegati che ogni candidato ha vinto alla convention statale. “C’è il rischio – osserva Lisa Lerer del New York Times – che le nuove regole introdotte per maggior trasparenza complichino il processo, dando a più di un candidato la sensazione di essere il vero vincitore del caucus”.
Perché è importante l’Iowa?
Gran parte degli stati americani ha abbandonato i caucus per eleggere i propri delegati con un voto alle urne, più veloce e meno problematico. Tuttavia questa forma di “democrazia diretta” e di discussione pubblica sopravvive, oltre che in Iowa, anche in Nevada, North Dakota e Wyoming.
La posta in gioco per gli aspiranti è alta: nessuno degli ultimi quattro candidati dem alle presidenziali ne era uscito sconfitto. Ma le modalità di voto premiano una categoria molto precisa di elettori: quelli molto motivati per andare a votare, un profilo che si adatta soprattutto agli elettori di Bernie Sanders.
Secondo FiveThirtyEight la battaglia si gioca tra i due frontrunner: Bernie Sanders e Joe Biden. Se il senatore del Vermont attira le simpatie dei giovani elettori e continua a crescere nei sondaggi, in Iowa godrà di un altro vantaggio: un sistema elettorale che premia gli elettori più motivati, come i suoi. E questo è una delle ragioni per cui in molti chiedono che l’Iowa – la cui popolazione non è rappresentativa della realtà americana – non voti più per primo alle primarie. Dal canto suo, l’ex vicepresidente Biden – in cima ai sondaggi nazionali – spera di fare abbastanza bene, e anche un secondo posto potrebbe essere per lui un buon risultato. Per il candidato Pete Buttigieg, ex sindaco di South Bend, rivelazione della campagna, si tratta di capire quante possibilità ha continuando la corsa oltre questo stadio. Mentre per Elizabeth Warren è il momento della verità: la sua strategia per emergere tra moderati e progressisti avrà pagato? In modo diverso, ma per ciascuno di loro, il risultato in Iowa sarà decisivo nel determinare il prosieguo delle primarie.
E i Repubblicani?
Le primarie del 2020 saranno poco significative per il Partito Repubblicano, dato che Donald Trump si troverà a fronteggiare due candidati minori, che difficilmente riusciranno a mettere in discussione la sua ricandidatura. Alla vigilia del caucus in Iowa, la messa in stato d’accusa contro Donald Trump per l’Ucrainagate si è letteralmente infranta contro i banchi del senato. Con 51 voti contrari e 49 favorevoli, i senatori hanno cassato la richiesta di convocare nuovi testimoni come richiesto dai Democratici. Mercoledì 5 febbraio la camera alta scagionerà con ogni probabilità il presidente dalle accuse, mettendo la parola fine sul processo di Impeachment.