• CHI SONO
  • BUCCINASCO, CHE COSA ABBIAMO FATTO
  • BUCCINASCO, VALORI IN COMUNE
  • GALLERY
  • CONTATTI
  • CHI SONO
  • BUCCINASCO, CHE COSA ABBIAMO FATTO
  • BUCCINASCO, VALORI IN COMUNE
  • GALLERY
  • CONTATTI
  • Home
  • POLITICA INTERNAZIONALE
  • PRIMARIE DEL PD USA: I LIBERALI MODERATI CENTRISTI DEM IN GUERRA CONTRO IL PERICOLO ROSSO

PRIMARIE DEL PD USA: I LIBERALI MODERATI CENTRISTI DEM IN GUERRA CONTRO IL PERICOLO ROSSO

6 febbraio 2020 Scritto da redazione

di David Arboit

Anche sull’altra sponda dell’Atlantico il tema strategico-politico sembra essere identico al nostro, italiano ma anche Europeo: per vincere le elezioni la sinistra deve conquistare gli elettori moderati di centro e quindi non può e non deve ormai più essere una sinistra radicale, socialdemocratica. Chi e perché spaventa il socialismo democratico?

Il tema del socialismo è stato peraltro già colto al volo da Donald Trump il quale nel suo discorso sullo stato dell’Unione ha gridato: “Non consegneremo gli Stati Uniti nelle mani dei socialisti”.

Ma la paura serpeggia prima di tutto nel Partito Democratico USA. La candidatura di Barnie Sanders getta nel panico i democratici stessi. Il presupposto è che: con Sanders candidato non si vince perché è socialista (clicca qui). Non mi stupirei se la campagna delle primarie contro Sanders assumesse uno slogan che in Italia è molto usato: “Sanders il più importante alleato di Trump”.

Tolta Elisabeth Warren, una candidata liberal democratica ma radicale e vicina a Sanders, tutti gli altri giocano contro Barnie. Scalda i motori tra l’altro per schierarsi con i democratici il multimiliardario Michael Bloomberg, ex Sindaco di New York. Non sta partecipando alle prime sfide delle primarie, ma scenderà in campo nel cosiddetto super martedì (Super Tuesday) giornata in cui vota un gran numero di Stati. Bloomberg ha comunque già investito 314 milioni di dollari in campagna pubblicitaria e promette di investirne molti altri. Sorge spontanea la domanda: premesso che Mike è un uomo d’affari, quale ritorno si aspetta da questi “investimenti”? Uno spot di 30 secondi durante l’evento sportivo più popolare in USA (il Super Bowl) gli è costato 10 milioni di dollari . Metterà sul piatto certamente altri milioni di dollari se puta caso Sanders prendesse il volo (clicca qui). La storia politica di Bloomberg ci insegna tra l’altro quanto siano dubbie le condizioni di possibilità di una reale democrazia negli Stati Uniti (clicca qui) e rimanda al tema del finanziamento pubblico dei partiti.

Ma il socialista Sanders ha veramente così poca capacità di conquistare gli elettori americani? Non pare proprio, e se così fosse perché averne paura? Alle primarie USA del 2016 che hanno consacrato la candidatura alla presidenza della liberal democratica Hillary Clinton con 16.914.722 voti pari al 55,23%, al secondo posto è arrivato il socialista Barnie Sanders con 13.206.428 voti, pari al 43,12%. Tredici milioni di elettori USA non temo il “pericolo rosso”, hanno votato un socialista. E anche oggi sembra che Barnie ispiri parecchia fiducia nel popolo americano e in particolare nei giovani (clicca qui).

Più che altro divertente l’immagine che il quotidiano italiano moderato e centrista per eccellenza, il Corriere della Sera, dipinge del popolo dei “Sanderisti” (clicca qui). Una setta di fanatici, intolleranti, violenti, odiatori in rete dove lanciano insulti, accuse di tradimento, minacce di morte agli altri candidati democratici, sbrigativi, poco democratici. La conclusione è inevitabile, sono estremisti di sinistra e faranno vincere Trump.

Molto meglio allora votare il “Matteo Renzi” o “Emmanuel Macron” USA. Si chiama Pete Buttigieg. È a modo suo un rottamatore perché ha detto in faccia a Biden di farsi da parte. Preparato, brillante, competente anche se con poca esperienza di governo. Omosessuale dichiarato, cosa che rafforza la sua patina di novità. Una campagna elettorale tutta impostata sui molti aspetti gradevoli della persona e senza nessuna proposta forte di governo (clicca qui). Un’altra arma dei liberal democratici contro Sanders (clicca qui).

Anche per la sinistra moderata italiana (si definiscono “riformisti” per identificarsi), i nostalgici di Tony Blair e forse anche di Bettino Craxi, Sanders e una palla al piede del PD USA, è “il Corbyn USA”, e condannerà il Partito Democratico alla sconfitta. Ma questa storia del marciare al centro alla ricerca dei moderati è ormai stravecchia e rischia di essere superata perché non tiene conto della realtà. Joe Biden, che secondo gli strateghi moderati era il profilo politico perfetto per applicare questa strategia, è stato spazzato via nello Iowa. Pete Buttigieg è in testa, con il 26,2%; Bernie Sanders è vicino: 26,1%. Terza: Elizabeth Warren, con il 18,2%. Quarto posto, staccato, Joe Biden con il 15,8%. Sanders è primo nella graduatoria del voto popolare, cioè in valore assoluto in termini di voti. Capiranno i centristi moderati DEM USA che questi risultati insegnano qualcosa? (clicca qui).

Le società dei Paesi occidentali, dopo la distruzione della classe media prodotta dagli sviluppi tecnologici e finanziari del sistema economico, gronda di rabbia e di rancore e i moderati di sinistra sono ormai diventati una rarità: sono una esigua élite che vota a sinistra perché gode ancora di una buona posizione sociale e non è stata declassata dalle dinamiche economiche spietate della globalizzazione. Il punto politico allora è il fatto che di fronte al disagio sociale e alla richiesta di protezione che viene da chi invece si sente penalizzato, occorre una risposta radicale. La risposta di tipo radicale può venire da destra (risposta di tipo nazionalista, razzista e parafascista) ma potrebbe venire anche da sinistra. In mancanza di una radicalità di risposta che sia rivoluzionarie e democratica, cioè di sinistra, si perdono le elezioni, perché la rabbia la interpreta meglio la destra nazionalista, anche con l’inganno. È noto che nel 2016 i DEM USA sono stata sconfitti alle presidenziali perché hanno perso i voti dei bianchi non laureati appartenenti alla classe medio bassa. Questi voti solo Sanders può recuperarli (clicca qui).

Come andrà finire? Azzardo una previsione. I democratici perderanno in ogni caso.

Il risultato più probabile delle primarie DEM USA è che la montagna di denaro messa disposizione dai miliardari come Bloomberg farà vincere un democratico di centro. Il democratico moderato poi perderà le elezioni perché proprio in quanto moderato e appartenente alla élite non riuscirà a conquistare il popolo, cioè l’elettorato della classe medio-bassa perché non avrà proposte radicali.

Se per puro caso la massa enorme di denaro messa in campo dai liberal democratici non fosse sufficiente e Sanders riuscisse veramente a diventare il candidato, perderebbe certamente le presidenziali. I moderati democratici, gente benestante che pensa soprattutto al portafoglio (monetario, finanziario, patrimoniale, fiscale), voteranno Trump perché alla fin fine condividono lo slogan della campagna elettorale di Donald: “Non consegneremo gli Stati Uniti nelle mani dei socialisti” che tradotto in pratica significa non vogliamo pagare più tasse per garantire a tutti i cittadini un vero Servizio Sanitario Nazionale con i miei soldi.

P.S. A piombare le ali di Sanders c’è anche il massimalismo sterile di molti che lo sostengono (pare il 40%) «Chi vota per Trump o è super ricco o povero senza scelta alcuna – dice Sandra ragazza di 22 anni di Seattle – Con i ricchi non c’è niente da fare, per i poveri è un altro discorso. Bisogna cambiare le loro condizioni di vita, dare sanità, istruzione, case, dignità. Così si cambia, se no è politica come al solito. La ragione per cui sono qui è per fare una rivoluzione, non una campagna elettorale e se il candidato democratico non sarà Bernie allora non andrò a votare perché far perdurare questo status quo non mi interessa» (clicca qui). È un massimalismo che rende impotente la sinistra USA ma anche quella della UE.

POLITICA INTERNAZIONALE
PRIMARIE DEL PARTITO DEMOCRATICO USA: DEM CONTRO DEM
PRESCRIZIONE, VITALIZI, E TUTTO IL RESTO: GIOCARE ALLA CRISI DI GOVERNO PER AVERE UN PO’ DI VISIBILITÀ MEDIATICA NON FA IL BENE DELL’ITALIA

BUCCINASCO OPERA APERTA: PROGETTI PER LA CITTA’

  • AMBIENTE
  • CULTURA
  • ECONOMIA POLITICA
  • INTERVISTE
  • LAVORI PUBBLICI
  • MACCHINA COMUNALE
  • POLITICA INTERNAZIONALE
  • POLITICA LOCALE
  • POLITICA NAZIONALE
  • PROGETTI INTERCOMUNALI
  • SCUOLA
  • SICUREZZA
  • SPORT
  • TRASPORTI PUBBLICI

Articoli recenti

  • 1980, STRAGE DI BOLOGNA: ULTIMO ATTO DI UNA STRATEGIA POLITICO-MILITARE PER ORIENTARE L’EVOLUZIONE POLITICA DELL’ITALIA
  • RECOVERY FUND: PORTATA A CASA LA VITTORIA POLITICA FACCIAMO I CONTI
  • UNA STORICA BATTAGLIA PER L’UNIONE EUROPEA
  • I NANI DELL’EUROPA INTRALCIANO I GIGANTI? BERLINO E PARIGI, ROMA E MADRID COSTRUISCANO L’UNIONE CON CHI CI STA
  • LO HA CAPITO ANCHE GIUSEPPE CONTE: ALLE REGIONALI SENZA UN’ALLEANZA DI GOVERNO «SAREBBE UNA SCONFITTA PER TUTTI»

Gruppo Comunicazione PD Buccinasco  •  Powered by WordPress