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CHE COSA È DISPOSTA A FARE L’EUROPA, NON PER L’ITALIA, MA PER CONSOLIDARE L’UNIONE EUROPEA? CHI VUOLE LA DISSOLUZIONE DELLA UE?

4 aprile 2020 Scritto da redazione

di David Arboit

L’approccio della UE alla crisi sanitaria ed economica era cominciato malissimo (clicca qui), con dichiarazioni irresponsabili. Il dialogo tra Governo italiano e Unione Europea è poi proseguito e le rigidità fuori luogo della UE sono diventate evidenti (clicca qui). Salvo poi fare alcune “marcia indietro”, ultima delle quali quella del 2 aprile, quantomeno nei toni clamorosa (clicca qui). Che cosa deve (o può realmente) fare la UE per impedire che la crisi economica travolga il sistema economico europeo e la stessa Unione Europea?

Massimo Cacciari da fiducia all’attuale governo e raccomanda all’Unione Europea, e al governo stesso, di mettere in pratica quanto consigliato da Mario Draghi (clicca qui). Ritiene anche che sia una idiozia puramente strumentale la proposta “Governo Draghi”.

Ma che cosa ha chiesto Draghi all’Europa? Tra i tanti esegeti del Draghi pensiero vale la pena di ascoltare il professore Gianfranco Pasquino (clicca qui). Riscontrando che nel dibattito pubblico quello che ha veramente detto Draghi è stato in genere trascurato, Pasquino osserva che il nostro Mario abbatte tra l’altro il «tabù del debito pubblico», che è una delle colonne della ideologia ordoliberista. Quindi, a monte delle scelte tecniche di governo (come di qualunque altra scelta tecnica) c’è una «mentalità», una cultura, mentalità e cultura che oggi è urgente cambiare.

E che ci sia di mezzo una questione di cultura, di mentalità, lo spiega bene Massimo Franco (clicca qui). Per decenni i paesi del Nord Europa hanno diffuso idee sui Paesi del Sud Europa che, al di là di alcune legittime critiche, hanno alimentato una divisione all’interno della UE, hanno piombato le ali dell’Unione e favorito il nazionalismo. Realisticamente Gentiloni registra questo dato di fatto di cui è necessario tenere conto, anche se alcuni hanno scioccamente giudicato questa posizione come un essere prono rispetto alle volontà dei nordisti.

Secondo Enrico Letta l’UE sta affrontando la crisi sanitaria ed economica bloccandosi su schieramenti e punti fermi ideologici. Da un lato i tedeschi e gli olandesi rifiutano gli eurobond per ragioni ideologiche, come d’altro lato anche chi non vuole il MES non tiene conto che le condizioni che lo regolano si possono cambiare ad hoc (clicca qui), anche se è un percorso complicato.

Il Meccanismo Europeo di Stabilità, (detto Fondo salva Stati, il famigerato MES), che adesso dispone di 410 miliardi di euro, potrebbe arrivare a 700 miliardi elevando i prestiti oltre il limite attuale del 2% del Pil nazionale. Si potrebbe estendere il periodo del rimborso a 30/50 e si potrebbero togliere le condizioni capestro applicate alla Grecia anni fa. Anche i prestiti della Banca Europea degli Investimenti (BEI) potrebbero essere ampliati dagli attuali 20 miliardi a 200 miliardi.

Sul che fare le opinioni sono varie ed eventuali. Il punto è che comunque per il bene dell’Italia si tratta di portare casa il più possibile (e non giocare al tanto peggio tanto meglio) venendo a patti con l’UE in una situazione complessa e delicata (clicca qui) nella quale il peso delle decisioni è soprattutto sulle spalle del Ministro Gualtieri. Il tempo stringe e bisogna chiudere. Giocare con il tempo può essere la tattica degli Stati UE che hanno poco debito pubblico, mentre d’altro lato la minaccia di mandare al diavolo la UE, che i Paesi con più debito pubblico possono fare (per esempio con una emissione di eurobond con chi ci sta e al diavolo i tedeschi), è un’arma pericolosa (clicca qui). I rapporti di forza sono la chiave di qualunque trattativa e forse la minaccia di chiedere sostegno alla Cina o alla Russia potrebbe essere invece di maggiore efficacia nella partita a poker che si sta giocando.

Per uscire dai reciproci veti (no al MES contro no agli eurobond) si cerca di individuare altri strumenti, una terza via che possa essere gradita a tutti (clicca qui1 – clicca qui2). Nel contempo la tesi di una solidarietà che passi attraverso gli eurobond in quanto proposta sensata, comincia a fare breccia anche in Germania ed Olanda (clicca qui).

A questo punto la fiducia che, come abbiamo visto, Massimo Cacciari pone in Giuseppe Conte non sembra mal riposta. La risposta che il Presidente del Consiglio ha dato alla lettera di Van der Layen espone di nuovo con chiarezza che l’Europa, come qualunque comunità politica, deve essere fondata sulla solidarietà e deve affrontare la sfida della emergenza con strumenti completamente nuovi e adeguati (clicca qui). A pagina 9 di “La Repubblica” di ieri, accanto all’intervento di Conte, una intervista a Valdis Dombrovskis che apre alla ipotesi dei eurobonds. C’è un compito storico che tutti gli Stati della UE hanno il dovere di affrontare e tutti gli Stati devono dimostrare di essere all’altezza di ciò che la Storia chiede, anche la Germania (clicca qui).

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