di David Arboit
È chiaro a tutti che l’emergenza sanitaria del Covid-19 ha aperto a livello globale a una sfida sanitaria gravissima e una sfida economica ancora più tremenda, ma ha anche aperto una sfida geopolitica mondiale. Un motto del filosofo cinese Confucio dice: “Grande è la confusione sotto il cielo. La situazione, quindi, è eccellente.” Il caos generato dall’emergenza imprevista, apre la categoria della possibilità, riapre i giochi di potere nazionali e internazionali, può distruggere sistemi di potere consolidati offrendo opportunità che si possono cogliere. Tenuto conto di questo quadro, cosa succede in Italia?
In Italia arriva l’esercito russo e con l’approvazione del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte!
Del fatto parla in un primo articolo su “La Stampa” il giornalista Jacopo Iacoboni, che registra l’arrivo domenica 22 marzo di 9 aerei da trasporto russi carichi di materiali e specialisti. Che cosa ci mandano i russi? Iacoboni non lo sa, ma si affida a quanto suggerito da «fonti politiche di alto livello» che lui ritiene autorevoli e ben informate. La fonte in via confidenziale comunica che è roba che per «l’80% è totalmente inutile» (clicca qui). I russi, insomma, ci stanno prendendo in giro e questa fornitura – continua la fonte del giornalista – «è poco più che un pretesto». C’è un inganno e lo si capisce già dal titolo dell’articolo. Ma allora i russi che vogliono qui da noi? Perché sono in Italia? In sintesi – questa invece è la valutazione del giornalista – Putin strumentalizza Conte e Conte strumentalizza Putin: «Putin ha visto nel Coronavirus un’opportunità per incunearsi [si incunea chi vuole spaccare] anche fisicamente nel teatro italiano, e al premier italiano non è dispiaciuto puntellarsi, in questa difficile crisi, accettando tutto ciò, pur di consolidare un’ottima relazione personale con la sponda politica di Mosca.» Se è plausibile l’idea che Putin voglia darsi un ruolo internazionale intervenendo in un Paese che sta faticando parecchio e pare abbandonato dai suoi tradizionali alleati, appare totalmente illogica l’idea che Giuseppe Conte possa avere per sé un qualche valore aggiunto da una relazione speciale con Putin, quel Putin che fu già amico di Berlusconi e poi amico pericoloso di Salvini, e che in Occidente non gode certo di buon nome.
Dopo avere dato dai pataccari ai russi, e del tonto/scaltro a Conte, in un secondo articolo il giorno seguente Iacoboni rincara la dose e tra le righe insinua, suggerisce senza dire, allude, al fatto che i russi sono abituati a portare agenti dei Servizi segreti quando fanno operazioni sanitarie (clicca qui). E per chiudere in bellezza fa da megafono a un generale paracadutista della Brigata Folgore, comandante di forze speciali, il quale dice che i russi hanno fatto così anche in Afghanistan: sono arrivati per dare una mano e poi…
Pericolose spie russe (uomini dell’intelligence) vestite da militari russi? Dubito, è una affermazione illogica. I servizi segreti stranieri, tutti i servizi segreti stranieri, assoldano di solito persone che sono nate nel Paese che vogliono spiare, e si dice che in particolare amino assoldare i giornalisti.
Una testa di ponte per una futura invasione come è successo in Afghanistan? Dubito parecchio, un’altra affermazione illogica, direi assurda. Iacoboni certo sa che la presenza militare USA in Italia è piuttosto robusta, lo si può verificare perfino su Wikipedia (clicca qui).
Che dire di allora di tutto questo?
Se è vero che l’emergenza sanitaria creata dalla pandemia offre l’occasione per destrutturare vecchi sistemi di potere e relazioni politiche internazionali consolidate, allora c’è sicuramente chi teme questa destrutturazione-riorganizzazione e chi la vede invece come un’opportunità da giocare per intrecciare nuove relazioni.
Quale sia la partita in gioco ce lo dice con una certa chiarezza l’articolo pubblicato sempre dal quotidiano “La Stampa” il giorno seguente, il 28 marzo, a firma di Fabio Martini. Sono arrivati i cinesi, sono arrivati i cubani, sono arrivati alla fine i russi, ma che succede, la solidarietà all’Italia viene da una risorta internazionale comunista? Ma no, state tranquilli ci racconta Fabio Martini, ci sono anche gli USA, cioè la NATO, e racconta tutto ciò che gli amici americani ci stanno offrendo (clicca qui) dopo avere avanzato la seguente considerazione politica: non dimentichiamoci che da sempre gli USA sono i nostri tradizionali amici e ci hanno sempre dato una mano «e dunque l’enfasi degli altri “soccorritori” segnala un fenomeno originale: la pluralità di indirizzi di politica estera all’interno del governo Conte». Trapela direi da questa affermazione una certa preoccupazione di parte di alcuni e forse limitati (in numero e soprattutto riguardo alla visione) ambienti NATO. Il dubbio di cui Iacoboni e Martini si fanno “portavoce” è il seguente: che succede? L’Italia gioca liberamente la sua partita a livello internazionale senza chiedere il permesso a nessuno?
Le illogiche affermazioni riportate da Jacopo Iacoboni vengono stigmatizzate dall’ambasciatore russo in Italia Sergey Razov in una lettera al giornale. La risposta del giornalista alle osservazioni dell’Ambasciatore sembra poco convincente (clicca qui). Iacoboni pare non preoccuparsi del fatto di avere dato voce, di essersi fatto strumento, di affermazioni illogiche e forse paradossali (il paragone con l’Afghanistan) e di notizie non verificate (gli aiuti dei russi sono patacche). Liquida la questione dicendo in sostanza; “ma mica le ho dette io queste cose. Relata refero”.
Sulla operazione di probabile disinformazione attuata da «fonti politiche di alto livello», disinformazione di cui il giornalista si è fatto strumento, ha fatto chiarezza una nota congiunta di Ministero della Difesa e Ministero degli Esteri riguardo al contenuto degli aiuti russi (clicca qui).
Operazione di disinformazione è anche il fraintendimento della ultima frase della lettera sicuramente ruvida a “La Stampa” del Ministero della difesa russo affidata al generale Igor Konashenkov: «Per quanto concerne i committenti veri della campagna mediatica russofoba – scrive il generale – di La Stampa, che ci sono noti, consigliamo loro di imparare un’antica saggezza: Qui fodit foveam, incidet in eam (chi scava una fossa al prossimo ci finirà prima). O, per essere ancora più chiari: Bad penny always comes back».
Che cosa ha detto veramente il generale Igor?
• La minaccia in primo luogo non è evidentemente diretta al giornalista e nemmeno alla libertà di stampa o al giornale “La Stampa”, ma ai «committenti», che potrebbero essere identificati nelle fonti del giornalista, o in altri che manovrano le fonti del giornalista, che potrebbero a loro volta essere ritenute burattini.
• Secondariamente di che tipo di minaccia si tratta? Significa in sintesi “chi di disinformazione ferisce di disinformazione perisce”, voi intorbidate le acque noi intorbideremo le acque, voi intossicate la comunicazione, noi intossicheremo la comunicazione”. La frase inglese in italiano si traduce con “vi ripagheremo con la stessa moneta”.
Germano Dottori, specialista di studi strategici presso la Università Luiss di Roma, riporta tutta la questione a un livello di ragionamento strategico senza paranoie da guerra fredda. La vicenda “I russi in Italia” razionalmente affrontata come gioco geopolitico strategico fuori dalle ansie e dalle preoccupazioni di alcuni uomini della NATO che hanno mentalità datate (clicca qui).