• CHI SONO
  • BUCCINASCO, CHE COSA ABBIAMO FATTO
  • BUCCINASCO, VALORI IN COMUNE
  • GALLERY
  • CONTATTI
  • CHI SONO
  • BUCCINASCO, CHE COSA ABBIAMO FATTO
  • BUCCINASCO, VALORI IN COMUNE
  • GALLERY
  • CONTATTI
  • Home
  • POLITICA NAZIONALE
  • ECONOMIA POLITICA
  • POLITICA INTERNAZIONALE
  • RECOVERY FUND: PORTATA A CASA LA VITTORIA POLITICA FACCIAMO I CONTI

RECOVERY FUND: PORTATA A CASA LA VITTORIA POLITICA FACCIAMO I CONTI

24 luglio 2020 Scritto da redazione

di David Arboit

Giornata senza dubbio storica quella del 21 luglio. Decisione senza precedenti. Grande soddisfazione per il governo italiano e in fondo, diciamolo, per tutto il Paese, a parte un gruppo di “gufi” che hanno tifato per il fallimento del negoziato e di “rosiconi menagramo” che dicono che è una fregatura e sperano che ci siano molti problemi per spendere i 209 miliardi di euro che l’Italia si troverà a gestire. Ma che cosa contiene veramente questo storico accordo?

Le quantità di denaro Il bilancio pluriennale della Unione Europea 2021-2027 approvato dal Consiglio europeo vale complessivamente 1800 miliardi di euro e comprende: spese per un valore di 1074 miliardi di euro finanziate prevalentemente attraverso i contributi netti degli Stati membri dell’Unione; il Fondo per la ripresa (Recovery fund) 750 miliardi di euro finanziato con “titoli di Stato” della UE. Il Fondo per la ripresa raccoglierà sui mercati 750 miliardi e distribuirà sussidi per 390 miliardi e prestiti per 360 miliardi (clicca qui).

Per la prima volta il bilancio UE dei prossimi anni avrà un debito pubblico dell’Unione e sarà finanziato con l’emissione di titoli che saranno commercializzati sui mercati internazionali: per questi “titoli di Stato” della UE i 27 paesi membri saranno congiuntamente debitori. Il compito di emettere i titoli è affidato al Governo della UE, la Commissione europea, mentre gli Stati membri non devono erogare soldi, ma solo dare la garanzia di copertura eventuale per l’emissione dei titoli. La Germania, per esempio, sarà garante per 200 miliardi di euro.

Il Fondo per la Ripresa distribuirà risorse per il 70% tra il 2021 e 2022, per il 30% nel 2023, e rimarrà in vita fino al 2026. Il rimborso del denaro preso a prestito deve iniziare entro il 2027 e dovrà esse completato entro il 2058.

Il governo Conte ha ottenuto poco più di 80 miliardi di sussidi e poco meno di 130 miliardi di prestiti.

I prossimi passaggi politici La decisione del Consiglio Europea deve essere sottoposta ora a tre passaggi politici (clicca qui).

Il primo è nazionale: i Ventisette dovranno ratificare la possibilità data alla Commissione di indebitarsi sui mercati finanziari per un totale di 750 miliardi.

Il secondo passaggio è il negoziato tra Parlamento e Consiglio sui testi attuativi.

Infine, il terzo passaggio avverrà quando il Parlamento europeo dovrà approvare il bilancio.

Le forme di controllo Si è fatto un gran parlare delle condizioni a cui è legata la erogazione dei prestiti e sussidi a fondo perduto. A fronte di una rigidità estrema di partenza è stata raggiunta una posizione equilibrata. Era impensabile che così tanti soldi fossero distribuiti senza alcun tipo di controllo: in vista di una maggiore integrazione politica fra i diversi Paesi, e al limite della creazione di uno Stato federale, ci deve essere un controllo reciproco fra Stati come nuova forma di integrazione comunitaria (clicca qui). Ogni paese deve preparare un piano nazionale triennale, definito “Recovery Plan”. Andrà presentato in autunno e sarà valutato dalla Commissione entro due mesi, quindi a novembre-dicembre.

I piani saranno approvati dal Consiglio Ue a maggioranza qualificata: il 55% degli Stati pari ad almeno il 65% della popolazione Ue, entro quattro settimane dalla presentazione del piano della Commissione. Tolto l’obbligo della unanimità nel voto di Consiglio significa tolto il “diritto di veto”. Peraltro i trattati non permettono il diritto di veto nazionale nell’esecuzione del bilancio comunitario (in cui è integrato il Fondo di ripresa), che dunque sarebbe impossibile.

Come spendere i soldi La grande massa di denaro che i governi italiani avranno a diposizione nei prossimi anni impone una seria programmazione della spesa perché non bisogna sprecare una occasione storica.

Il quotidiano “La repubblica” affida ad alcune firme molto autorevoli il compito di illustrare che cosa ci sarebbe da fare: e una breve descrizione di questioni annose che da decenni attendono una azione di riforma (clicca qui).

Federico Fubini sul Corriere della Sera fa presente che bisogna mettersi al lavoro immediatamente per definire un programma di spesa complesso e dettagliato (clicca qui). È importante ricordare, infine, che sebbene l’accordo preveda che l’erogazione dei fondi sia a partire dal 2021, è previsto anche che sia possibile finanziare a posteriori i progetti, ossia lavori già in atto e perciò si può partire anche subito a realizzare qualcosa.

La differenza tra le chiacchiere e la realtà Il direttore del quotidiano “Il Foglio” si sofferma sul dibattito parlamentare osservando come di fronte a un fatto epocale una parte della opposizione (la Lega) nel suo intervento abbia manifestato ancora una volta la sua straordinaria pochezza (clicca qui). E d’altro lato Cerasa non manca di sottolineare come anche a qualcuno della maggioranza (Renzi) o a qualcuno della opposizione più ragionevole (Bonino e Calenda) l’evento epocale abbia dato in qualche modo una lezione vanificando chiacchiere prive di senso che erano nei mesi scorsi ampiamente circolate.

Sempre rimanendo sulle considerazioni politiche, e col senno di poi, oggi appare più evidente come la scelta di un governo giallo-rosso sia stata giusta. Progettata strategicamente e coltivata da lungo tempo da Dario Franceschini, osteggiata da una parte del Pd e sempre ferocemente osteggiata da Matteo Renzi, la scelta è diventata realtà:

  • grazie a un demenziale colpo di testa di Matteo Salvini;
  • grazie a un provvidenziale colpo di testa fortunato del Machiavelli di Rignanao che ha tolto da un giorno all’altro il suo granitico veto;
  • grazie a un PD che essendo un grande partito democratico ha scelto a maggioranza e democraticamente (e grazie quindi anche all’umiltà del Segretario Nicola Zingaretti che era contrario), una strada molto rischiosa ma che è la strada giusta.
ECONOMIA POLITICA, POLITICA INTERNAZIONALE, POLITICA NAZIONALE
UNA STORICA BATTAGLIA PER L’UNIONE EUROPEA
1980, STRAGE DI BOLOGNA: ULTIMO ATTO DI UNA STRATEGIA POLITICO-MILITARE PER ORIENTARE L’EVOLUZIONE POLITICA DELL’ITALIA

BUCCINASCO OPERA APERTA: PROGETTI PER LA CITTA’

  • AMBIENTE
  • CULTURA
  • ECONOMIA POLITICA
  • INTERVISTE
  • LAVORI PUBBLICI
  • MACCHINA COMUNALE
  • POLITICA INTERNAZIONALE
  • POLITICA LOCALE
  • POLITICA NAZIONALE
  • PROGETTI INTERCOMUNALI
  • SCUOLA
  • SICUREZZA
  • SPORT
  • TRASPORTI PUBBLICI

Articoli recenti

  • 1980, STRAGE DI BOLOGNA: ULTIMO ATTO DI UNA STRATEGIA POLITICO-MILITARE PER ORIENTARE L’EVOLUZIONE POLITICA DELL’ITALIA
  • RECOVERY FUND: PORTATA A CASA LA VITTORIA POLITICA FACCIAMO I CONTI
  • UNA STORICA BATTAGLIA PER L’UNIONE EUROPEA
  • I NANI DELL’EUROPA INTRALCIANO I GIGANTI? BERLINO E PARIGI, ROMA E MADRID COSTRUISCANO L’UNIONE CON CHI CI STA
  • LO HA CAPITO ANCHE GIUSEPPE CONTE: ALLE REGIONALI SENZA UN’ALLEANZA DI GOVERNO «SAREBBE UNA SCONFITTA PER TUTTI»

Gruppo Comunicazione PD Buccinasco  •  Powered by WordPress